INTERRELAZIONALE

alcuni testi dal catalogo della mostra
FUORILUOGO XIV - INTERRELAZIONALE
che ho curato a Campobasso, galleria Limiti Inchiusi,
Dicembre 2009


EMILIO FANTIN

Emilio Fantin, Simone Weil, 2009

EMILIO FANTIN propone un’operazione che si relazioni attivamente con il pubblico e il sistema culturale locale, in linea con la propria ricerca sulla strutturazione di modalità di arte partecipata.
Il suo progetto prevede un incontro con artisti, studenti d’arte e quanti si interessino ad arte e cultura, nel cui ambito presentare, assieme a Cesare Pietroiusti, un excursus sulle proprie pratiche artistiche. Una seconda fase dell’ incontro consiste in un laboratorio in cui Fantin, assieme ai partecipanti, lavori “ad un'idea di scuola, che sia stimolante e si focalizzi su idee, persone e azioni che sono state volutamente o no relegate in nicchie culturali o emarginate per volontà politica o ignoranza”. L’artista indica tre personaggi “di soglia”, il cui pensiero è stato interdisciplinare, ha agito nel confine tra saperi diversi mettendone in crisi i dogmi, e da cui prendere spunto per un’ideazione di un’ipotetica scuola che si fondi sull’interdisciplinarietà.
Wolfgang Pauli, fisico, fu il teorizzatore del “principio di esclusione”, un principio della meccanica quantistica che permette la comprensione di molte delle caratteristiche distintive della materia. La ricerca scientifica di Pauli si intrecciò con la psicologia e la fede. Scienza e fede furono per lui due poli attraverso cui tentare una conciliazione tra materia e spirito, esterno ed interno. Il rapporto con Jung operò un cambiamento nella vita e nel pensiero di Pauli, i cui studi si volsero alla ricerca di ciò che definì un “linguaggio neutro”, tra fede e scienza.
E’ proprio in questo spazio neutro tra le discipline che i saperi e i linguaggi si relazionano, secondo il principio della differenza alla base della riflessione operata da Fantin.
Demetrio Stratos, musicista e cantante, condusse una ricerca sulla sperimentazione vocale, che lo portò a raggiungere risultati canori eccezionali. Vivere tra Oriente e Occidente influenzò la sua ricerca musicale e lo indirizzò verso uno studio dell’etnomusicologia dei popoli asiatici. Lo studio e il superamento dei limiti fisici dell’uomo, la ricerca sul rapporto con la musica e la voce nelle civiltà antiche dell’oriente e del medio oriente, insieme allo sviluppo di propri progetti musicali più a largo pubblico, furono gli elementi che indissolubilmente accompagnarono il percorso professionale e di vita di Stratos, un uomo impegnato nel costante superamento di limiti fisici, culturali e disciplinari.
Simone Weil fu una filosofa la cui ricerca sconfinò dal proprio ambito scientifico, intersecandosi con il suo vissuto, la sua azione politica, la sua tensione religiosa. L’intensa analisi della Weil sui cambiamenti politici e sociali tra le due guerre, denunciò un mondo in cui l’individuo era stato ridotto ad ingranaggio di un sistema votato all’idolatria del capitale. La sua cupa visione della realtà fu però mediata dalla sua fede religiosa, che le permetteva di intravedere una salvezza ultraterrena e l’aiutò a trovare la giusta forza per un’attiva militanza politica, all’interno di movimenti antifascisti e trotzskisti. Ricerca filosofica, impegno politico e fede caratterizzarono tutto il percorso di vita della studiosa, il cui pensiero filosofico è sempre passato in secondo piano rispetto alle intense esperienze di vita per cui è più spesso ricordata.

Conoscere Pauli, Stratos, Weil, per elaborare una pratica artistica ed intellettuale che apra le possibilità di un’ interdisciplinarietà del pensiero, che proponga altre prospettive ai partecipanti al laboratorio per ideare di una “scuola” ideale, in cui la pratica artistica diventi differente approccio intellettuale alla conoscenza e all’analisi della realtà. Un’azione che impegna i partecipanti per tutta la durata della mostra, perchè presentino, nel giorno di chiusura, il risultato delle proprie riflessioni.
Ecco che l’arte diventa azione diretta nella vita.
La realizzazione di tale progetto in Molise è un elemento di estremo interesse, che mette in evidenza mancanze ed esigenze di un sistema culturale acerbo e trascurato da istituzioni e politica, penalizzato dall’isolamento, ma ricettivo, per il quale tale operazione è importante linfa vitale.
Emanuela de Notariis

FRANCESCA GRILLI

Francesca Grilli, La quarta conversazione, 2009

FRANCESCA GRILLI ha scelto di lavorare in un luogo non artistico e di proiettare il suo video “La quarta conversazione” nell’atrio di un edificio nel centro di Campobasso: in una zona di passaggio quotidiano, in cui l’arte crea un effetto sorpresa. In tal modo il passante si relaziona con la poeticità del video dell’artista, in una piccola pausa d’arte. all'interno della routine e della frenesia della vita.
Nella videoproiezione, quattro ragazze non udenti cantano una ninna nanna, ma l’elemento audio è molto fievole. L’opera si inserisce in una serie di perfromance e video che l’artista ha prodotto, nei quali persone sorde cantano, emettendo suoni deboli. L’artista “ruba un linguaggio silenzioso”, stimola la riflessione sulla comunicazione e su ciò che riusciamo e non riusciamo a percepire. E’ davvero indispensabile il suono per relazionarci? Nella performance documentata nel video “La seconda conversazione”, un coro di non udenti si rapporta con la natura, in un bosco, e i loro suoni e le loro sensazioni si confondono con rumori e suggestioni della natura.
Nella videoproiezione proposta a Campobasso, le quattro ragazze cantano una ninna nanna all’artista stessa e a noi viene mostrato un momento di intimità: il sonno, che rende vulnerabili. Un senso di fragilità è dato dalla difficoltà dell’emettere il suono, che nello stesso tempo mostra le forze comunicative più sommesse, sottili, invisibili. E’ questa dimensione del dettaglio e della riflessione sui rapporti interpersonali, sulla fragilità e la caducità, sulla comunicazione e gli affetti, che costituisce la forza e la bellezza del lavoro della Grilli. Un video, il suo, che senza bisogno di parole ha una forte efficacia comunicativa.
Emanuela de Notariis

WE/RAGNI²

We/Ragni², Requiem for a dictator, 2009

WE/RAGNI²
Le loro fotografie scavano nelle relazioni dell’uomo con sè stesso, con il paesaggio urbano e industriale, con desideri e contraddizioni della società contemporanea. Dall’utilizzo di vecchie macchine fotografiche a nuovi modelli tecnologicamente avanzati, il loro obiettivo scopre la desolazione di paesaggi postindustriali e la bellezza nell’abbandono di luoghi ed edifici.
Foto con un’estetica da vecchio cinematografo, con colori forti, contrastanti, oppure intensi bianchi e neri, colgono la poesia nel quotidiano, nell’apparentemente insignificante, nell’oggetto trovato per strada. Spiano le industrie, ne fermano i fumi sulla pellicola, ne denunciano il dominio sulla natura e sull’uomo e la potenza di inquietudine. Le rendono testimonianza dell’imporsi del profitto nelle logiche mentali dell’uomo. Ci mostrano le ferite sulla superficie della terra e la loro risonanza all’interno dell’essere umano. La loro arte è denuncia e fascinazione e ci lascia sospesi tra la voglia di abbandonarci alla suggestione dello scenario fotografato e l’insofferenza verso l’inquietudine celata dietro il fascino dell’immagine. Perchè sono abili nel mescolare bellezza e orrore, poesia e desolazione, ansia e tranquillità.
Celebrano il trionfo del corpo e la rivincita del brutto, lacerano la parvenza di autorevolezza di individui immorali. E di un dittatore svelano l’orrore e la piccolezza d’animo, ne corrodono l’apparenza fino a renderlo grottesco, spogliandolo di ogni autorità e della dignità del comando. La fotografia diventa allora un’arma, uno sguardo lucido sul mondo che svela gli inganni delle apparenze e scava alla ricerca di un senso e della verità dell’esistere.
Emanuela de Notariis

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